
“L’altalena dei Pulcinella” (1783), Ca’ Rezzonico
La maschera di Pulcinella è stata rappresentata da molti artisti come Giandomenico Tiepolo (Zianigo, 30 agosto 1727 – Venezia, 3 marzo 1804), figlio del più celebre Giambattista, che nel 1791 a Zianigo affrescò la villa di famiglia con opere come “Pulcinelli Acrobati” e produsse una serie di disegni dedicati al “Divertimento per li ragazzi, carte n.104”, riprendendo il personaggio di Pulcinella.
Le più antiche testimonianze letterarie e iconografiche risalgono al 1621-22: Viaggio di Parnaso di G.C. Cortese e I balli di Sfessania di J. Callot. P. famosi furono nel Seicento C. Baldo, A. Calcese e M. Fracanzani (cui si deve forse l’introduzione di P. in Francia), nel Settecento B. Cavallucci e V. Cammarano, nell’Ottocento S. e A. Petito. Nel Novecento, sebbene la maschera sia passata quasi esclusivamente al teatro dei burattini, si trovano ancora grandi P. quali E. Petrolini e E. De Filippo. In Francia sembra che Polichinelle fosse già noto al tempo di Enrico IV; poi fu protagonista degli spettacoli della Comédie Italienne e della foire. Intorno alla metà del Seicento si trovano Pulcinella italiani a Norimberga, Francoforte e Berlino, in Inghilterra (Punch) e Spagna (Pulchinelo).
Non è un caso che l’intelligenza iconografica sei-settecentesca (con Jacques Callot e Pier Leone Ghezzi, con Giambattista Tiepolo che si era sbizzarrito in una serie di disegni con truci e corporali Pulcinelli alle prese con deiezioni, postumi e scorpacciate di gnocchi, con Alessandro Magnasco e il suo tocco fulmineo, la luce vibrante, i corpi dinoccolati e persi nei vuoti scenografici), ci fornisca un dato irrevocabile: Pulcinella non è mai uno, sono sempre in tanti, è sempre “masnada”, come se questa esistenza fantasmatica fosse soggetta a un principio di moltiplicazione: “non semplicemente moltitudine e nemmeno popolo – piuttosto una schiera infernale di demoni e spettri, che rapina e distrugge tutto quello che le capita a tiro”.
Pulcinella, maschera teatrale partenopea, irridente sbeffeggiatore dei potenti e risolutore bizzarro di intrecci apparentemente inestricabili, fu tra i soggetti degli affreschi della villa di famiglia a Zianigo (cittadina natale del pittore in provincia di Venezia), realizzati in due momenti, fra il 1759 e il 1797, e attualmente conservati nel museo veneziano Ca’ Rezzonico. E la sua storia fu anche al centro della serie di 104 disegni, intitolata “Divertimento per li regazzi”, eseguita dal Tiepolo alla fine del XVIII secolo.

“Pulcinella e i saltimbanchi” (1791-1793), Ca’ Rezzonico
Pulcinella come maschera della Commedia dell’Arte ebbe la sua maggior fortuna nei sec. XVII e XVIII nei teatri napoletani e romani, nonché a Parigi. Il nome sembra derivare dalla forma dialettale napoletana “pollicino” (pulcino) con cui venivano chiamati i giullari che si servivano di una pivetta per rendere chioccia la voce. La maschera nera adottata da Pulcinella, con il naso adunco, può ricordare l’animale. Il costume tradizionale è quello degli abitanti del contado napoletano, costituito da un ampio camiciotto bianco, stretto in vita e rimborsato sui fianchi, con larghi pantaloni bianchi, cappello a cono, anch’esso bianco. La nascita di Pulcinella segnò l’avvento di una comicità napoletana, contrapposta, in una felice e dinamica libertà espressiva, a quella, che può dirsi padana, delle altre maschere. Il carattere, infatti, si presenta orientato piuttosto verso una comicità disincantata e spensierata, in cui notevole parte viene lasciata alla mimica e alla danza. Interessante è la straordinaria disponibilità verso il mondo esterno che Pulcinella esprime passando attraverso i più complicati e paradossali avvenimenti. Primo eccezionale interprete di Pulcinella fu Silvio Fiorillo. Altri famosi interpreti furono Michelangelo Fracanzano, che probabilmente l’introdusse in Francia nel 1685, dove assunse il nome di Polichinelle, e Andrea Calcese, detto Ciuccio, nel sec. XVII; Vincenzo, Filippo e Giuseppe Cammarano, il romano Bartolomeo Cavallucci nel Settecento; Pasquale Altavilla, Salvatore e Antonio Petito, Giuseppe de Martino nell’Ottocento e, nel Novecento, Ettore Petrolini, Achille Millo, Eduardo De Filippo. Intorno alla maschera prese vita un tipo di composizione detta “pulcinellata”, difficilmente definibile sul piano letterario, molto in voga dal Seicento all’Ottocento.
Lo stravagante personaggio della commedia dell’arte – ambiguo, doppio, inafferrabile, beffardo – rappresenta bene il momento di crisi vissuto dalla società europea in quel torno di tempo, con la fine dell’ancien régime e l’attesa di un mondo nuovo alimentata dalla Rivoluzione francese.

“Il trionfo di Pulcinella” (1696-1770), particolare, Statens Museum for Kunst, Copenaghen
Giuseppe Bonito (Castellammare di Stabia, 1707 – Napoli, 19 maggio 1789), un pittore del periodo Rococò, nella sua opera “Mascherata con Pulcinella”, oggi al Museo di Capodimonte di Napoli, dà vita ad un’opera di genere popolaresco con un forte chiaroscuro applicato in maniera personale dipingendo un ritratto della sua città e del suo tempo. Cuono Gaglione, nato ad Acerra nel 1947, ha dipinto un “Monumento a Pulcinella”, una sorta di insolita natura morta, un’accumulazione di grandi maschere e decine di figure di Pulcinella come marionette senz’anima. Ad Acerra c’è un Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà contadina, sito in un’ala del Castello appartenuto ai feudatari della città, tra aratri e vecchie suppellettili, si è cercato di far rivivere il folklore e la cultura contadina di Terra di Lavoro, l’ antica Liburia, da cui ebbe origine la maschera di Pulcinella, a cui è dedicata una sezione dell’ esposizione. Anche nel cuore del centro storico di Napoli, in uno dei palazzi barocchi più rinomati, vi è la Casa Museo di Pulcinella dedicato alla più famosa tra le maschere italiane della commedia dell’arte, caratterizzato da un costume bianco con camicione e larghi pantaloni da servo, con un cappello a pan di zucchero, da una mezza maschera scura, con il naso adunco e doppia gibbosità, buffo e allampanato, con la voce chioccia, dall’uso del dialetto napoletano e dall’inclinazione alla danza, a una comicità leggera e a un accentuato gioco mimico.

“Pulcinella innamorato” (1797), Ca’ Rezzonico

“La partenza di Pulcinella” (1797), Ca’ Rezzonico

“Il Ciarlatano” (1754-1755), Louvre, Parigi

“Pulcinella sviene sulla strada”, particolare, da “Divertimento per li regazzi”

“Pulcinella sviene sulla strada”, da “Divertimento per li regazzi”

“Pulcinella corteggiatore”, particolare, da “Divertimento per li regazzi”

“Pulcinella taglialegna”, da “Divertimento per li regazzi”

“Il padre di Pulcinella e sua moglie”, da “Divertimento per li regazzi”

“Pulcinella impara a camminare”, da “Divertimento per li regazzi”
Bibliografia
Museo di Pulcinella, Acerra. Il Museo di Pulcinella, Acerra nostra, 2007
Claudio Caserta, Roberto De Simone. Pulcinella: viaggio nell’ultimo Novecento, tra favola e destino Gian Paolo Dulbecco, Fausto Lubelli, Emanuele Luzzati, Alessandro Mautone, ESI, Napoli, 2006.
Giuseppe Centore, L’inventore di Pulcinella, L’Airone, Capua, 2006.
Emanuele Luzzati. La Tarantella di Pulcinella, Interlinea junior, Novara, 2005.
Aniello Montano, Pulcinella : Dal mimo classico alla maschera moderna , Libreria Dante & Descartes, 2003
Hetty Paerl, Pulcinella : la misteriosa maschera della cultura europea, Apeiron, 2002
Anton Giulio Bragaglia, Matilde Serao. I mille volti di una maschera : l’immagine di Pulcinella nelle tradizioni e nell’arte di tutto il mondo , Pagano, Napoli, 2001
“Il Pulicinella Filosofo Chimico: uomini e idee dell’alchimia a Napoli nel periodo del viceregno”, Massimo Marra, Milano 2000, ed. Mimesis
SitografiaFederica Luison, Iconografia ed iconologia delle maschere della Commedia dell’Arte e della tradizione carnevalesca nell’arte dal XVI al XX secolo. Artisti e correnti artistiche a confronto.
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/7921/833964-1191910.pdf?sequence=2
Immagini
Immagini tratte dal sito: http://www.italianways.com/giandomenico-tiepolo-pulcinella-e-il-potere-del-mondo/
Categorie:T10- [ANTROPOLOGIA DELLA MASCHERA]
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