Tony Ousler (New York, 1957), nato a New York nel ’57 da una famiglia di scrittori e artisti, che si deve annoverare a buon diritto tra i più originali nel campo della sperimentazione. Dopo un iniziale interesse rivolto alla pittura, è rimasto in seguito affascinato alle potenzialità espressive del cinema. Una tecnica congeniale a un artista che pratica un’incessante trasformazione delle immagini in movimento.
Ousler è considerato, accanto a Bill Viola, Bruce Naumann, Gary Hill, uno dei più importanti video creatori americani. Dagli anni Settanta ai Novanta, Tony Ousler ha realizzato diversi cortometraggi. Negli anni Ottanta l’artista è passato dall’utilizzo del video all’installazione. Poi, all’inizio degli anni Novanta, la svolta. Comincia a manipolare manichini, pupazzi o bambole prive di testa. Successivamente si rivolge a teste staccate dal corpo. Su queste sfere e ovoidi proietta immagini di facce con un videoproiettore a cristalli liquidi dotato di sonoro, su cui viene registrato un pianto o un lamento, come in “We have no Free Will” del 1995. Così che sembra di stare in una camera di folli gementi dotati unicamente di teste. Questa per Ousler è una metafora della società postmoderna, veloce e irrazionale, che abbandona le sue vittime in preda a disturbi da personalità multipla, come “Judy” del ’94. Fa un certo effetto osservare queste immagini su oggetti tridimensionali con cui Ousler crea una situazione di grande tensione emozionale. Il gioco narrativo sembra fungere da specchio dello stato psicologico ed esistenziale in cui sono coinvolti autore e spettatore. Celebri sono i suoi Dolls, pupazzi animati che interloquiscono con chi li guarda. Tra le 25 opere allestite anche “9/11”, ispirata alla tragedia del crollo delle Twin Towers. Ousler è un autore attento alla crisi della società e utilizza le tecniche più avanzate per esprimere i disagi più profondi.
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